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Annie Leonard torna sull’argomento dell’impatto delle aziende sull’ambiente. Questa volta ci spiega quali sono i rischi dell’ultima trovata delle multinazionali per continuare ad inquinare facendo credere il contrario.

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GB: energia rinnovabile anti CO2. In Italia ritorna il nucleare!

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Inghilterra il 10-06-2008 | da redazione | Letta 2352 volte
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Continuano a fiorire, nel panorama scientifico internazionale, autorevoli studi che dimostrano come non vi sia alcun motivo scientificamente sostenibile per preferire il nucleare alle fonti rinnovabili.

 

In Gran Bretagna il Ministero dell’Energia ha reso noti i risultati di una ricerca secondo cui un piano mirato, dedicato a incentivi e finanziamenti statali rivolti alle rinnovabili, porterebbe ad una produzione di energia equivalente a quella di 5 centrali nucleari, pari a 30 milioni di tonnellate di CO2 in meno ogni anno immesse in atmosfera. Ne parla il quotidiano The Guardian, spiegando che il progetto si fonda sulle cosiddette unità di microgenerazione, ovvero sistemi di produzione di energia elettrica applicati a singoli edifici. In Gran Bretagna ne sono stati installati già 100.000 e, grazie agli incentivi statali, la cifra potrebbe crescere fino a raggiungere i 3 milioni di impianti: ciò significa che un edificio su cinque diverrebbe autosufficiente e potrebbe addirittura produrre un surplus da vendere sul mercato dell’energia.

 

Insomma, mentre in Italia il governo ha deciso di tornare al nucleare, in Europa soffia un altro vento. “Non è tanto il problema di possibili incidenti, che sono in questo caso più gravi che in qualsiasi altro impianto, a far diffidare del nucleare, né la sua contiguità oggettiva con gli usi militari – spiega Mario Tozzi su Rinnovabili.it - Piuttosto è il fatto che per costruire una centrale nucleare sono necessari troppi soldi e ce ne vogliono il doppio per dimetterla. E che sono indispensabili anni per costruirla e anni anche per smontarla. Piuttosto è il fatto che come si fa a costruire una nuova centrale quando non si sa dove mettere le scorie delle vecchie?”. “Vi immaginate uno scenario tipo Napoli, ma dove i rifiuti fossero radioattivi?” chiede Jeremy Rifkin, in una recente intervista a Repubblica. “Insomma - dice ancora Tozzi - se il nucleare è trascurato dal mercato e presenta problemi ambientali tali da lasciare a questa fonte solo il 6,5% del fabbisogno di energia primaria al mondo, non si tratta di un caso”.

 

Per fortuna anche in Italia, al di là delle prese di posizione dell’Esecutivo, molti stanno puntando sulle rinnovabili e sia dal mondo scientifico che da quello aziendale giungono i segnali di un interesse in crescita verticale. Una delle ultime novità riguarda il gruppo Moncada Energy, uno dei primi produttori italiani di energia eolica. Dopo l’accordo di collaborazione con la società californiana Applied Materials, per immettersi nel campo del fotovoltaico, Moncada è ora in procinto d’installare e produrre entro pochi anni 2.900 MW della quota aggiuntiva di energia pulita che l’Unione Europea chiede all’Italia di raggiungere entro il 2020. Il gruppo siciliano ha varato un piano industriale da 3 miliardi di euro ed articolato in nuove centrali eoliche, fotovoltaiche, geotermiche e a biomasse. Con ripercussioni positive non solo sull’ambiente, ma anche sull’occupazione: per centrare l’obiettivo, infatti, il Moncada avrà bisogno di circa un migliaio di nuovi assunti.

 

I particolari del progetto saranno presentati il 10 giugno a Roma, presso la Sala conferenze stampa di Confindustria.

 

(buonaidea)

 

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