Cacciatore di teste
Il titolo originale è Le couperet, che è semplicemente la mannaia. La mannaia che cade spietatamente su chi lavora in un'azienda quando qualcuno decide la ristrutturazione, che significa mandar via più gente possibile.
Bruno Davert, chimico cartaceo, molto qualificato, apprezzato, apparentemente al sicuro, si trova dunque senza lavoro. Quarantenne, tenore di vita alto, villetta, cambio biennale di macchina, famiglia felice. Bruno ritiene che si tratti di un intervallo quasi propizio, si guarderà intorno, riposerà, sarà riassunto da un'altra parte. Ma dopo tre anni è ancora disoccupato. E disperato.
Gavras mostra icone e modelli canonici che l'occidente ben conosce, scioperi violenti, pubblicità volgare, la tivù della sporcizia, una dialettica banale e disperata "l'unica industria florida è quella del crimine" e poi "ciascuno per sé e nessun dio per tutti". Una sorta di girone infernale che incombe sul corpo e sulla mente di Bruno.
C'è chi lo consiglia, corsi di specializzazione e ottimizzazione, per superare i concorrenti che, dice il consulente "mica li puoi ammazzare". Invece l'idea sarà proprio quella: eliminare i concorrenti pericolosi per un posto di lavoro in una nuova cartiera. Si procura i curricula e passa all'azione. Crede di essere nel giusto, proprio come Monsieur Verdoux, azzerando ogni implicazione morale.
Siamo anche dalla parti di Peter Cattaneo col suo Full Monty, anche se là i licenziati (acciaio) reagivano organizzando il famoso spogliarello maschile. Certo un autore come Gavras, quando fa suo un argomento e un principio - i singoli esseri umani vittime dolorose di applicazioni sovrastanti, lucide e spietate - lo porta a termine con efficacia e qualità. E merita il credito di sempre.
Fonte: Mymovies.it
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