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Quando io ero piccolo nasce su facebook grazie ad una felice intuizione di Alberto Giarrizzo, condividere con altri i ricordi dell’infanzia...

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Annie Leonard torna sull’argomento dell’impatto delle aziende sull’ambiente. Questa volta ci spiega quali sono i rischi dell’ultima trovata delle multinazionali per continuare ad inquinare facendo credere il contrario.

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Immediatest per l`acqua di rubinetto: scopri da te se l`acqua che bevi in casa rispetta i limiti di legge

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del 02/08/2010 | da redazione | idea letta 19038 volte
Foto dell'Idea

L'acqua viene considerata dai governi e dalle multinazionali "oro blu", fonte non di vita, bensì di ricchezza, tanto che nel mondo si contano decine di conflitti fra stati per cause legate all'accesso, all'utilizzo ed alla proprietà di risorse idriche.

 

A rimetterci purtroppo sono sempre i cittadini che si ritrovano a pagare caro un prodotto,  l'acqua in bottiglia, che a volte è per giunta scadente. Per completezza di informazione ecco cosa diceva Report (RaiTre) nel 1998 in una delle sue inchieste intitolata "L'acqua minerale in Italia":

 

"Noi italiani siamo quelli che al mondo bevono più acqua minerale in assoluto. Nel 2000 ne abbiamo bevuta per oltre 9 miliardi di litri, in media 160 litri a testa. Sono affari d'oro per le aziende che imbottigliano: 5.500 miliardi l'anno scorso, che sono affluiti soprattutto nelle casse dei 4 - 5 grandi gruppi che controllano il 70% del mercato: Nestlé, Danone, S.Benedetto, Uliveto e Rocchetta. Verrebbe da pensare che ci stiano guadagnando anche i veri proprietari delle fonti di acqua minerale, che sono le Regioni, cioè lo Stato. L'acqua minerale infatti appartiene alle Regioni, che la 'affittano' alle aziende in cambio del pagamento di un canone di concessione. Nel nostro servizio di due anni fa avevamo scoperto che lo sfruttamento delle sorgenti è regolato da un regio decreto che risale addirittura al 1927, quando la minerale praticamente la bevevano solo alle terme."

 

Volete sapere quali erano i costi delle concessioni nel 2001?

 

"La Ferrarelle in Campania continua a pagare 981 mila lire (ndr 506,64 euro) all'anno, la San Benedetto in Abruzzo paga 1 milione e 75mila lire (ndr 555,19 euro), l'acqua Lete a Caserta sborsa annualmente 111 mila lire (ndr 57,33 euro)."

 

Appare quindi evidente la discrepanza fra i lauti incassi delle aziende che imbottigliano (parliamo di milioni di euro) e i miseri guadagni dello Stato con le concessioni.

 

Al danno poi va aggiunta la beffa, infatti:

 

  • C'è il fondato sospetto che l'utilizzo di pompe per estrarre l'acqua dai pozzi possa arrecare gravi danni, oltre che ambientali, anche alle abitazioni circostanti;
  • Finora la storia della privatizzazione dell'acqua pubblica ha dimostrato che alla lunga non è conveniente per lo Stato, vedi ad esempio il caso di Parigi in cui Il ritorno alla gestione municipalizzata farà risparmiare al Comune circa 30 milioni di euro l'anno (Leggi l'articolo da Terranews: "La rivoluzione parte da Parigi L'acqua torna a essere pubblica");
  • Tutte queste bottiglie di plastica, se non opportunamente gestite, vanno inesorabilmente ad inquinare l'ambiente (si parla fra le altre cose di montagne gigantesche di spazzatura disperse nell'Oceano!) e se incenerite producono nano particelle dannose per la salute;

 

Montagna spazzatura in mare

 

  • Le acque minerali in bottiglia possono contenere sostanze tossiche, infatti (sempre da Report "L'acqua minerale in Italia"): "L'Organizzazione mondiale della sanità raccomanda che i bambini non assumano oltre i 10 mg/l di nitrati con l'acqua, in quanto si tratta di una sostanza potenzialmente cancerogena. Ebbene, circa un terzo delle acque minerali italiane supera questo limite, dato che contiene più di 10 mg/litro di nitrati. Rispetto a due anni fa (ndr 1996), c'é di nuovo che l'Unione Europea ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia, perché permette la presenza non solo dei nitrati, ma di altri 18 contaminanti nell'acqua minerale, che secondo la Commissione é un prodotto che non dovrebbe contenere nessuna sostanza inquinante. Invece un decreto ministeriale del '92 stabilisce che nelle nostre acque minerali sono tollerabili per esempio un po' di cianuro, un po' di arsenico, un po' di piombo come nella benzina, un po' di cadmio come nelle batterie, un po' di pesticidi e un po' di idrocarburi aromatici policiclici (sono quelli presenti negli scarichi delle auto). In sostanza nel '92 gli organi consultivi scientifici del Ministero della Sanità hanno stabilito che l'acqua minerale può essere più inquinata dell'acqua del rubinetto...";

 

Quest'ultimo punto è alquanto inquietante...

 

"Come si può contrastare questo sistema che porta ad arricchire poche grandi aziende a discapito del portafoglio e della salute dei cittadini?", la risposta è inaspettatamente semplice: "Smettiamo di comprare l'acqua in bottiglia e cominciamo a bere l'acqua del rubinetto, incitando a fare la stessa cosa nelle scuole, gli ospedali, nella pubblica amministrazione, ecc."

 

Abbiamo quindi la possibilità di cambiare le cose in meglio e a costo zero, utilizzando ciò che da sempre abbiamo a disposizione: il rubinetto!


Oltre a non avere tutti i difetti elencati sopra, l'acqua di rubinetto ha il vantaggio di essere controllata molto spesso all'origine, controlli che ci danno, almeno in teoria, la garanzia del rispetto dei limiti di legge per quanto riguarda le sostanze in essa contenute (ricordiamoci infatti che bere acqua pura è pressoché un'utopia: la nostra acqua contiene sempre piccole percentuali di elementi chimici, microrganismi e batteri indesiderati).

 

"Ma se l'acqua arriva pulita fino al contatore che cosa può accadere nel tratto finale?"

 

L'IDEA

 

Qui entra in gioco l'idea che volevamo farvi conoscere...

 

In effetti la legge prevede che i controlli interni delle acque siano di pertinenza del proprietario e nel caso dei condomini dell'amministratore. Ma non vi è nessun obbligo.

 

Inoltre far analizzare l'acqua ad un laboratorio specializzato ha un costo che, per un singolo condomino, può essere davvero troppo alto.

 

Allora... che fare?

 

ZooPlantLab, laboratorio nato da due ricercatori (Massimo Labra e Maurizio Casiraghi) dell'Università degli Studi Bicocca di Milano, ha messo a punto un kit domestico per l'analisi chimico-fisica dell'acqua denominato "Immediatest".


Con poco più di 10 euro, è possibile ordinarlo e riceverlo comodamente a casa.

 

Usarlo è un gioco da ragazzi... si tratta di cinque provette e di cinque strisce di carta da immergere nell'acqua e che andranno poi confrontate con la scheda a colori messa a disposizione. In pochi minuti possiamo analizzare l'acqua di casa nostra e scoprirne caratteristiche e bontà, misurando i parametri di legge: pH, durezza, nitriti, nitrati, cloruri e solfati. Se poi i valori non dovessero rispettare i limiti, allora si potrà richiedere il servizio di un laboratorio specializzato.

 

Noi di buonaidea lo abbiamo testato con l'acqua di Roma:

 

IL CONTENUTO

Il contenuto della confezione Immediatest acqua

 

IL CONFRONTO

Il confronto dei valori dell'Immediatest acqua

 

IL RISULTATO

Il risultato dell'Immediatest con l'acqua di Roma

 

Prima di concludere, un ultimo consiglio: quando deciderete di fare il test, organizzatevi in modo da far partecipare anche i vostri figli. Un'ottima soluzione per staccarli dalla TV, divertirsi stando insieme, ed educarli a diventare consumatori responsabili...

 

Tags: casa acqua salute

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